Maggio è il mese ideale per festeggiare matrimoni, comunioni e cresime. E in queste occasioni, tra i tanti regali, spiccano gli oggetti in oro: il protagonista di questo articolo. L’elemento in questione, il cui nome e il cui simbolo derivano dal latino aurum, è probabilmente il primo metallo scoperto dall’uomo già nella preistoria. Si trova soprattutto allo stato elementare in vene o filoni contenuti in rocce ignee acide, spesso associato a pirite e altri solfuri. Dopo l’argento e il rame è tra i migliori conduttori di calore e elettricità.

Caratterizzato da una densità molto elevata, è di colore giallo ed estremamente duttile e malleabile.

E proprio la malleabilità,  la capacità cioè di essere ridotto in lamine sottili ha reso possibile, fin dall’antichità le tecniche di doratura. La tecnica di doratura a foglia d’oro era presente già in epoche antichissime: gli antichi egizi, i romani ed i greci ne facevano infatti grande uso. Dopo l’anno mille si sono utilizzate due tipi di dorature: «la doratura a lamina» e «la doratura a foglia oro». Andando avanti veloce nel tempo, arriviamo alla doratura a guazzo, usata anche ai giorni nostri. Si può dire che tali tecniche siano cambiate poco nel corso dei secoli; sicuramente è cambiata la composizione dei materiali, non più raffinata come un tempo, ma l’esecuzione manuale è rimasta sostanzialmente invariata ed è questo che rende particolarmente affascinante la tecnica della doratura.

La lavorazione dell’oro era ed è tutt’ora orientata anche alla produzione di fili costituiti da questo metallo, che spesso vengono utilizzati come decorazione su capi di abbigliamento. Molti tessuti antichi con ricami in filo d’oro sono oggi ben conservati proprio grazie all’azione antimicotica di questo elemento.

Tornando alle sue caratteristiche, l’oro è un metallo nobile, chimicamente poco reattivo, e rimane inalterato anche a caldo all’aria, all’acqua e in presenza dei comuni agenti chimici quali acidi e basi in soluzione acquosa. La sua colorazione può variare a seconda delle leghe che lo compongono e tre sono i colori che siamo abituati a vedere nelle vetrine delle gioiellerie: giallo, dalle tonalità più accese, rosa più delicato, e per finire bianco, reso vivace dal processo di rodiatura che ne enfatizza luminosità e brillantezza. L’oro rosa e l’oro rosso sono leghe che abbinano all’oro puro il colore rosso del rame. È proprio la presenza di quest’ultimo a donare il colore rosato. Naturalmente, più rame è presente all’interno della lega, più l’oro sarà di colore tendente al rosso. L’oro bianco è una lega formata da oro, argento o palladio.

L’oro non è “prezioso” soltanto per la vanità di chi lo indossa, ma anche per l’industria, che lo usa, insieme ad altri metalli, come catalizzatore. La catalisi si definisce eterogenea quando il catalizzatore non costituisce una fase unica con i reagenti, ma si presenta in altro stato di aggregazione rispetto ad essi. Si definisce invece omogenea quando il catalizzatore si trova a contatto con i reagenti all’interno della stessa fase. La formazione dei prodotti finali libera di nuovo il catalizzatore eterogeneo (per esempio organometallico) che, così recuperato, può ripetere la sua funzione.

I catalizzatori organometallici sono eterogenei, solidi che ottimizzano la cinetica di reazione qualora queste reazioni avvengano in fase gassosa o liquida. Come è noto, la funzione primaria di un catalizzatore è quella di abbassare l’energia di attivazione della reazione favorendo la formazione dei prodotti che, senza catalizzatore, sarebbero dificili da ottenere o poco sostenibili a livello industriale ed ambientale, con la necessità di smaltimento di acque o di lunghe ore o giorni di attesa. L’oro, metallo prezioso per eccellenza, viene utilizzato come catalizzatore, ad esempio, per la reazione di decomposizione dell’ossido di diazoto ad azoto e ossigeno.

Per concludere con una curiosità, quanti di voi conoscono l’acqua regia? Il nome di questa miscela deriva dalla sua capacità di sciogliere l’oro, considerato dagli alchimisti il re dei metalli. Costituita da un volume di acido nitrico concentrato e tre volumi di acido cloridrico concentrato, oltre all’oro, l’acqua regia riesce a sciogliere anche altri metalli nobili come il platino e il palladio. Dopo averlo conosciuto meglio, possiamo dirlo tranquillamente: l’oro è un elemento davvero… brillante.