La dose al cristallino dell’occhio è argomento centrale in ambito radioprotezionistico per alcune classi di lavoratori esposti a radiazioni ionizzanti a causa di specifiche attività.

Perchè il lavoratore esposto non rischi di subire un danno da radiazioni, è necessario che la dose assorbita nel cristallino sia inferiore ad un determinato limite imposto per legge.

Recentemente, con il recepimento in corso della Direttiva Europea EURATOM 59/2013, tale limite è stato messo in discussione e ridotto notevolmente (non ancora agli effetti della legge in Italia ma ci si comnicia a prepare) motivo per cui è necessario valutare e approfondire l’argomento.

La comprensione dei meccanismi degli effetti biologici delle radiazioni è progredita notevolmente negli ultimi anni e la sensibilità del cristallino alle radiazioni ionizzanti ha suscitato particolare interesse sin dal 2012. Proprio in quest’anno infatti la Commissione Internazionale di Protezione Radiologica (ICRP) ha raccomandato, una  riduzione  del  limite  di  dose  equivalente  al  cristallino per l’esposizione professionale da 150 mSv/anno a 20 mSv/anno.

Il nuovo limite si basa sulla prevenzione della cataratta radioindotta, avendo ipotizzato, a seguito di nuovi studi, una soglia  nominale  di  0,5  Gy  per  esposizione  acuta  o  prolungata.

Mentre, nessun  nuovo  limite  è  stato  raccomandato per  l’esposizione  del  pubblico, poiché la Commissione ha ritenuto adeguatamente protettivo il limite esistente  di 15 mSv/anno, sembra infatti altamente improbabile che un individuo non esposto possa ricevere una dose al cristallino più elevata.

Una così drastica riduzione (per più di un fattore 7) in ambito lavorativo, suggerisce ai professionisti coinvolti sia l’adozione di più  efficaci  misure  di  protezione  rispetto  al  passato,  sia  metodi  più  accurati  di  valutazione  dosimetrica. Infatti, è proprio mediante la corretta  valutazione  della  dose  che è possibile  assicurare  il  rispetto  del  limite  dosimetrico.

Le direttive (ICRP118) impongono che la valutazione della dose equivalente al cristallino deve essere effettuata mediante uno o più dispositivi individuali. Ma la misura di dose non è di semplice esecuzione perchè fortemente dipendente dalle condizioni di esposizione, quindi di difficile generalizzazione procedurale. Infatti sono molteplici i fattori  che  complicano  la  misura, come  l’irraggiamento  in  campi  non  omogenei,  la  posizione  dell’operatore  ed  in  particolare l’orientazione del capo, la posizione in cui vengono indossati i dosimetri.

Le linee guida (ISTISAN 15/41) suggeriscono come opzione ottimale l’utilizzo di un dosimetro TLD sulla stanghetta di un occhiale schermato indossato dall’operatore durante l’esposizione e portato dal lato più vicino alla sorgente di radiazioni. E, in fase di valutazione, è necessario considerare l’attenuazione della radiazione dovuta all’occhiale stesso.

Occorre, tra l’altro, valutare caso per caso la tipologia di occhiale  che viene  impiegato  nella  struttura  sanitaria,  validando,  eventualmente  anche  con  misure sperimentali, un fattore di correzione ad hoc.

Ma quali sono le attività professionali maggiormente interessate alla valutazione di dose al cristallino?

L’ambito  delle  attività  sanitarie  è  particolarmente  coinvolto  da  questi  cambiamenti,  infatti  il personale sanitario che utilizza apparecchiature fluoroscopiche o che manipola materie radioattive  può  trovarsi  particolarmente  vicino  al  paziente  o  alla  sorgente  di  radiazioni  ionizzanti;  si pensi alla radiologia e cardiologia interventistica, la chirurgia vascolare,  la terapia del dolore e la medicina nucleare.

Se il vecchio limite di legge non destava importanti preoccupazioni ai professionisti coinvolti nella valutazione di dose (ovvero fisici medici ed esperti qualificati), il nuovo limite, che si presuppone sarà operativo per legge a breve, li vedrà impegnati in misurazioni ancora più accurate, in rivalutazioni riguardanti la classificazione di esposizione dei lavoratori coinvolti ed anche nell’ottimizzazione delle procedure di esposizione, al fine di evitare sovraesposizioni.

 

Dott.ssa Fis. Erica Martinucci

Referente fisico per il GdL Comunicazione della FNCF