Protagonista di Febbraio, l’unico mese con ventotto giorni, è il ventottesimo elemento della tavola periodica: il nichel. Impiegato dall’uomo da alcuni millenni in lega con il ferro e il rame, fu isolato per la prima volta nel 1751 come un nuovo elemento dal chimico svedese Axel Fredrik Cronstedt in un minerale di rame chiamato volgarmente kupfer-nickel. In natura è un elemento relativamente abbondante, costituendo circa lo 0,01% della crosta terrestre.

I suoi minerali più importanti sono dei solfuri, quali per esempio la pentlandite. Altri importanti minerali sono gli ossidi oppure i silicati quali la verdissima garnierite.

Il nichel elementare è un metallo grigio-argenteo, molto duttile, con buone proprietà meccaniche in un largo intervallo di temperatura.

A temperatura ambiente il nichel metallico allo stato solido è molto resistente all’ossidazione all’aria e all’acqua, e non viene attaccato dagli alcali; si discioglie lentamente anche a freddo negli acidi.

Allo stato finemente suddiviso, può incendiarsi spontaneamente all’aria a temperatura e pressione ambiente.

Alcune persone sono allergiche al nichel: l’allergia al nichel è una fra le più difficili da combattere o da controllare poiché questo metallo, seppure in modeste quantità, è presente un po’ ovunque… anche in un bel gioiello, ricevuto magari a San Valentino. Spesso l’allergia è provocata dal contatto del metallo con lo strato più sensibile della pelle: il nichel penetra fino al flusso sanguigno del corpo. A questo punto le cellule reagiscono al nichel. Un’altra causa che può fare insorgere l’allergia è il sudore. Quando fa caldo e i gioielli sono indossati a lungo, la pelle suda. L’umidità e le altre sostanze presenti nel sudore entrano in contatto con il metallo dei gioielli, ionizzando le particelle di nichel presenti, e formando sali costituiti da cationi di nichel. Il sale reagisce a contatto con la pelle e provoca l’allergia.

Solo nel 20% dei casi la reazione allergica può essere invece causata dall’assunzione di alimenti, soprattutto di origine vegetale, come albicocche, cavoli, spinaci, arachidi, carote, pomodori, ostriche, fichi, cipolle, asparagi, lenticchie, farina di grano tenero, fagioli, liquirizia, pere cotte e crude, funghi, mais, lattuga, piselli, mandorle, thè, aragosta, margarina, cacao e cioccolato, avocado, mirtilli, avena, grano saraceno, noci e nocciole, broccoli, patate, lievito in polvere, ma anche alimenti cotti o conservati in recipienti di metallo (ad eccezione dell’alluminio).