Per quanto negli ultimi anni si sia registrata una riduzione delle emissioni di buona parte degli inquinanti atmosferici, la qualità dell’aria nel Bacino Padano, come evidenziato anche nel documento dell’Agenzia Europea per l’Ambiente “Air quality in Europe — 2018 Report N. 12/2018”, risulta ancora critica, specialmente in relazione alle polveri sottili (PM10 e PM2.5), rendendo necessari ulteriori sforzi per la riduzione delle emissioni.
I risultati raccolti dall’Agenzia per l’Ambiente evidenziano infatti che, nel 2018, analogamente agli anni precedenti, le principali criticità sono state rappresentate dal superamento diffuso sul territorio regionale del valore limite giornaliero per il PM10 e dal superamento del valore limite annuale per il PM2.5, anche se limitatamente ai capoluoghi di Padova e Venezia. Il valore limite annuale per il PM10 invece non è mai stato superato in alcuna stazione della rete.
Va detto che, analizzando inoltre i valori medi annuali regionali nel periodo 2005-2018 ottenuti differenziando le stazioni di fondo (urbano, suburbano e rurale) da quelle di traffico/industriale, si osserva una visibile riduzione delle concentrazioni medie di PM10 in entrambe le tipologie di stazione fino al 2010.
A livello regionale si nota inoltre che è andata gradualmente riducendosi la differenza tra le concentrazioni medie annuali registrate nelle centraline di traffico/industriali e in quelle di fondo.
Nel 2018 si osserva un decremento della concentrazione media regionale sia nelle stazioni di traffico che in quelle di fondo rispetto al 2017; ciò pero’ è da attribuirsi in larga misura alle particolari condizioni meteo climatiche del 2018.
Per quanto riguarda in particolare le emissioni di polveri PM10 (riduzione complessiva, nel 2015, del -28% delle emissioni 2005), poco più del 40% della riduzione è legata alla combustione di biomasse legnose, in parte per una variazione al ribasso delle stime dei consumi regionali e in parte per una maggior presenza di stufe con migliori prestazioni ambientali.
Riduzioni superiori al 25% sono inoltre associate sia al trasporto stradale che ai mezzi off-road.
Nonostante ciò, il particolato PM10 resta ancora l’inquinante più critico per la qualità dell’aria nel
Veneto, soprattutto per la difficoltà di rispettare il valore limite giornaliero, standard imposto dalla
Comunità Europea e adottato dal Decreto Legislativo 155/2010.
In questo contesto ben si colloca la professionalita’ del Chimico, chiamato a valutare, per conto degli enti preposti alle autorizzazioni o come consulente aziendale, l’idoneita’ degli impianti di abbattimento delle emissioni in atmosfera anche attraverso opportune analisi di laboratorio. Non si dimentichi inoltre il ruolo sanitario di tutti quei colleghi che presso le Agenzie per l’ambiente e le Aziende Sanitarie locali si occupano di analizzare e/o valutare i parametri necessari a costruire le banche dati che ci hanno permesso di trarre le conclusioni/osservazioni di cui sopra.
Perche’ la professione di Chimico e’ sanitaria e come dice il nostro codice deontologico “Il Chimico e il Fisico si adoperano per quanto di competenza e per quanto possibile, contro ogni forma di pregiudizio della salute pubblica, di beni culturali e artistici, ambientali e contro ogni spreco o insostenibile sfruttamento delle risorse naturali.”
Fonte: “Relazione regionale della qualita’ dell’aria ai sensi della L.R. 11/2001 art. 81 – anno di riferimento 2018- a cura di ARPAV.
dott. chim. Doriana Visentin
Vicepresidente Ordine dei Chimici e dei Fisici di Venezia