Oggi siamo molto lontani dal tenere sotto controllo i cambiamenti climatici. Arginare l’aumento delle temperature a non oltre un grado e mezzo rispetto ai livelli pre-industriali è considerata un’impresa che richiede sforzi senza precedenti per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Lo dice l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), agenzia delle Nazioni Unite e voce più autorevole in tema di cambiamento climatico: “Il cambiamento climatico sta già influenzando la vita delle persone, gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza in tutto il mondo”, ha dichiarato Hoesung Lee, direttore dell’IPCC. “Limitare il riscaldamento a un grado e mezzo non è impossibile, ma richiede sforzi senza precedenti, da portare avanti in tutti gli aspetti della società. Ci sarebbero chiarissimi benefici per il nostro pianeta, ogni singola frazione di grado è fondamentale”.

Diversi studi suggeriscono che sarebbe possibile mantenere il riscaldamento sotto la soglia, o magari tornarci dopo averla superata. Anche se non ci riuscissimo, potremmo cercare di non peggiorare la situazione: perché, se le cose non cambiano, stando al Climate Action Tracker, nel 2100 la temperatura sarà di 3,4°C più alta di quella attuale, con conseguenze catastrofiche.

Principale responsabile del riscaldamento globale è l’emissione di gas serra, prima fra tutti l’anidride carbonica. Per stare sotto la soglia del grado e mezzo, tali emissioni devono diminuire del 45% entro il 2030 e raggiungere lo zero – al netto dell’anidride carbonica riassorbita dall’atmosfera – entro il 2075 e le emissioni degli altri gas serra devono essere ridotte del 35% entro il 2050. Bisogna agire contemporaneamente su diversi settori: edilizia, industria, trasporti, produzione di energia, agricoltura, sfruttamento delle foreste e del terreno.

Nel frattempo, l’industria chimica italiana si è impegnata in prima linea, riducendo dal 1990 a oggi il consumo di energia del 41,8%, le emissioni di gas e, quasi del 60%, quelle di CO2. Una dimostrazione di come la riduzione degli impatti ambientali possa rappresentare anche una leva di sviluppo economico, più che un peso per l’industria: il 55,4% del fatturato dell’industria chimica italiana è fatto da 170 aziende che hanno aderito al programma volontario di Responsible care, un programma mondiale di sviluppo industriale sostenibile, che ha profondamente cambiato il modo di concepire l’industria.

E noi, possiamo fare qualcosa per il clima? Sicuramente… basta cambiare qualche abitudine ogni giorno. Ad esempio:

  • Usando lampadine a LED al posto di quelle a incandescenza o a fluorescenza. Consumano il 60% di energia in meno e non annullano ma riducono drasticamente le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
  • Spegnendo le luci quando non ci siamo.
  • Tenendo aria condizionata e riscaldamento entro un intervallo di 5 °C in meno o in più rispetto alla temperatura esterna, per ottenere la massima resa e ridurre i consumi.
  • Utilizzando elettrodomestici come lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico: oltre all’acqua si risparmia sulla bolletta.
  • Impostando la lavatrice a temperature più basse: 10 gradi in meno corrispondono a un risparmio energetico del 10%.
  • Non lasciando tv e computer in stand-by: consumano più energia elettrica di quanto crediamo.
  • Mettendo il coperchio sulle pentole quando cuciniamo: si ottimizzano i tempi e si risparmia energia.
  • Portando rifiuti speciali come batterie, computer, smartphone e tablet nei centri di raccolta e non nei normali cassonetti.

Certo, sono solo piccoli gesti, ma possono contribuire a un grande risultato.