Durante l’estate, con le temperature in aumento, tornano i consigli su come difendersi dal grande caldo. Tra i tanti, bere almeno 1,5 litri d’acqua al giorno, anche se non se ne sente il bisogno. Un suggerimento fondamentale che fa sorgere una domanda su un bene sempre più prezioso e troppo spesso dato per scontato. Quanta acqua viene consumata in Italia?

Secondo recenti dati Istat (anni 2020-2022; Marzo 2023) con 9,19 miliardi di metri cubi, il nostro Paese si conferma al primo posto in Europa per la quantità di acqua dolce potabile prelevata da corpi idrici superficiali o sotterranei. In Italia si consumano in media 245 litri di acqua al giorno per abitante, con forti differenze: l’erogazione giornaliera pro capite è mediamente più elevata nei comuni del Nord, mentre i valori regionali più bassi si osservano in Umbria e Puglia.
La maggior parte (39%) è utilizzata per doccia e bagno: solo per lavarsi i denti, se non si chiude il rubinetto, si possono sprecare fino a 30 litri d’acqua al giorno.

Con il caldo, oltre a un bicchiere di acqua fresca, è inevitabile sognare un rigenerante bagno al mare. Quest’anno, in Italia, le località costiere che potranno fregiarsi della Bandiera Blu salgono a 236: dieci in più del 2023. Questo significa 485 spiagge con un mare eccellente. Al primo posto sempre la Liguria con 34 località, segue la Puglia a 24, mentre, in terza posizione ci sono Campania e Calabria con 20 Bandiere ciascuna.

Da trentotto edizioni, la Bandiera Blu è assegnata annualmente da una Commissione secondo una rigida procedura in cui sono coinvolti diversi Enti Istituzionali tra i quali il Ministero del Turismo; il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; l’Istituto Superiore di Sanità; la FNCF; il Consiglio Nazionale delle Ricerche; università e Sindacati Balneari (SIB-Confcommercio – FIBA – Confesercenti). La valutazione è sulla base di 32 criteri. Questi criteri, spiega la Fee Italia, vengono aggiornati periodicamente per spingere le amministrazioni locali a risolvere e migliorare le problematiche relative alla gestione del territorio per una attenta salvaguardia dell’ambiente.

Sono quattro le aree d’interesse: qualità delle acque, educazione e informazione ambientale, gestione del territorio, servizi e sicurezza.
Il requisito essenziale è che le acque di balneazione e le spiagge siano risultate pulite e di qualità “eccellente” nel corso degli ultimi quattro anni, sulla base delle analisi effettuate per l’Italia dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), nell’ambito del programma nazionale di monitoraggio e campionamento coordinato dal Ministero della Salute. Una Giuria internazionale definisce i vincitori finali.

Come anticipato, nella fase di valutazione un ruolo centrale è svolto dal lavoro del Chimico perché la spiaggia deve conformarsi agli standard e ai criteri di analisi relativi alla purezza delle acque balneabili. Devono essere rispettate le direttive riguardanti il trattamento delle acque reflue e il controllo della qualità delle acque di scarico. Devono essere rispettati i requisiti per i parametri microbiologici, compresi Escherichia coli e gli Enterococchi intestinali, ma anche per i parametri fisici e chimici, tra cui oli e detriti galleggianti.

Il lavoro del chimico non si ferma alle acque del mare, ma si estende anche a quelle dei fiumi e dei laghi. Le analisi delle acque ambientali svolgono un ruolo vitale nella tutela e nella gestione sostenibile delle risorse idriche. Ecco perché devono seguire metodiche di indagine rigorose e codificate derivanti da direttive comunitarie e dalle Autorità di Bacino. Per determinarne la qualità ci sono moltissimi parametri da monitorare. Tra i più importanti: pH, Temperatura, Conducibilità Elettrica, Ossigeno Disciolto e Torbidità.

Dolce o salata, l’acqua è la risorsa più importante sulla terra: l’acqua è vita. Ecco perché è vitale rispettarla e non sprecarla.