La storia delle droghe permette di esplorare l’evoluzione dell’umanità e delle sue relazioni con le sostanze in grado di alterare la mente. Sin dai tempi più antichi, venivano impiegate nei riti religiosi, nella cura delle malattie, per alleviare il dolore o aumentare la forza e la resistenza nei lavoratori e negli schiavi. Nella società moderna le droghe fecero il loro ingresso nel corso del 1800, con un ampio utilizzo in ambito medico, ad esempio per anestetizzare i pazienti. Nel 1886, quando il farmacista John Stith Pemberton di Atlanta cercava di creare uno sciroppo per il mal di testa, mise casualmente a punto la ricetta della Coca-Cola. La prima versione della bibita conteneva anche un’esigua quantità di sostanza stupefacente proveniente dalla pianta di coca (la cocaina), che fu completamente rimossa nel 1903. È interessante come, dalla metà dell’Ottocento fino ai primi del Novecento, sciroppi, tonici e liquori contenenti cocaina e oppio vennero usati largamente, negli Stati Uniti d’America come in Europa, da persone di ogni ceto sociale. Freud, all’inizio della sua carriera, si fece promotore della cocaina, come tonico benefico e sicuro, capace di curare depressione e impotenza. Anche il binomio arte-droga è sempre stato molto stretto e spesso giustificato dal fatto che l’artista ha bisogno di allentare i freni inibitori per permettere al “genio” di fluire liberamente. Molte opere di successo sono nate sotto effetto di droghe, come Les Fleurs du Mal, di Charles Baudelaire e Dottor Jeckill e Mr. Hide che Robert Louis Stevenson avrebbe scritto sotto l’effetto di derivati dell’ergot, un fungo allucinogeno potenzialmente letale.

Andy Warhol non fece mai mistero della sua propensione al massiccio uso di sostanze stupefacenti e non è difficile pensare che il famoso barattolo di zuppa Campbell o la Marylin Monroe fossero stati creati in stati di alterazione.

Allontanandoci dagli ambienti artistici, si può dire che la tossicodipendenza moderna si è affermata come espressione estrema della contestazione giovanile verso la società. Negli anni sessanta e settanta aumentò anche l’uso di eroina e le tossicodipendenze iniziarono a diffondersi in maniera più radicale. Una svolta si ebbe negli anni ottanta, quando parte delle ideologie giovanili entrarono nella cultura dominante, iniziò la paura dell’HIV e l’utilizzo delle droghe diventò qualcosa di più individuale. Gli anni novanta furono gli anni degli stimolanti, come cocaina, metamfetamina e ecstasy, perché l’uso di eroina iniziò a essere sempre più stigmatizzato. Oggi le sostanze psicoattive di sintesi, raggruppate nel termine generico di nuove droghe, stanno dilagando tra le nuove generazioni. Nel dark web il Fentanyl, un oppioide sintetico, è la droga più acquistata soprattutto negli Stati Uniti.

Anche in Italia sempre più inchieste portano alla sbarra spacciatori di questa sostanza la cui potenza è pari a 80 volte quella della morfina e dà una dipendenza molto più forte rispetto all’eroina. Rimanendo in Italia, secondo un’indagine di ADNKRONOS, il numero di persone che dichiarano di aver consumato cocaina nel 2022 è aumentato del 17% rispetto al 2017. Questa sostanza è usata anche dai giovanissimi (15-19 anni): 1 studente su 50 l’ha assunta nel 2022 (circa 44.000 studenti). Sono mezzo milione le persone tra i 18 e gli 84 anni (1,1%) che ne hanno fatto uso nel corso dello stesso anno, rendendo evidente come resti una delle sostanze stupefacenti più diffuse nel Paese. Il consumo di eroina/oppiacei è addirittura triplicato rispetto al 2017. Nella popolazione generale sono 750.000 le persone fra i 18 e gli 84 anni (1,4%) che affermano di aver assunto queste droghe almeno una volta nel 2022.

Il Ministero della Salute stila e aggiorna periodicamente le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope ogni volta si presenti la necessità di inserire una nuova sostanza, di variarne la collocazione o di provvedere ad una cancellazione. In modo sintetico le tabelle comprendono: oppio e derivati oppiacei (morfina, eroina, metadone ecc.), foglie di coca e derivati, amfetamina e derivati amfetaminici (ecstasy e designer drugs), allucinogeni (dietilammide dell’acido lisergico – LSD, mescalina, psilocibina, fenciclidina, ketamina ecc.)

Si può fare qualcosa per limitare la diffusione delle droghe? Oltre alle operazioni di polizia sarebbe utile cambiare il modo in cui le sostanze vengono percepite da un potenziale consumatore e dalla collettività. Magari anche attraverso campagne di comunicazione e informazione. Perché è importantissimo agire prima che la persona ne faccia uso per la prima volta, ma anche sensibilizzare e indirizzare i consumatori abituali verso i servizi sul territorio che possono aiutarli ad uscire dalla dipendenza. Una dipendenza pericolosa e pesante, come le sostanze che l’hanno creata.