Mai come in questi ultimi anni i temi legati all’ambiente ed al clima sono al centro dell’attenzione pubblica. La chimica dell’ambiente è una disciplina che può fornire molti strumenti utili nell’approccio alle problematiche e nell’individuazione di strategie per le sfide che oggi chiedono una risposta.
Pensiamo, ad esempio, alla necessità di tutelare matrici non rinnovabili o solo parzialmente rinnovabili – basti pensare all’acqua – possibilmente con azioni di prevenzione dell’inquinamento. In questo campo è innegabile la necessità della presenza delle figure professionali del Chimico e del Fisico, che hanno nel proprio bagaglio culturale le conoscenze necessarie per poter guidare le aziende e i privati nella scelta di buone regole da seguire.
L’importanza della chimica dell’ambiente – e di tutte le metodologie e le conoscenze ad essa legate – appare evidente nei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile che individua numerosi punti cruciali per la salvaguardia del nostro pianeta, il benessere delle persone, e per l’economia circolare.
Tra questi ricordiamo senz’altro l’obiettivo n.6 “Garantire a tutti la disponibilità dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie” e anche il n.12 “Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili” che ben si collegano al modello generale di economia circolare, innovazione e sostenibilità strutturato in questo articolo.
Da queste considerazioni emerge chiaramente l’importanza dell’innovazione negli approcci, negli strumenti, nella progettazione e nel riciclo. E sono proprio i Chimici ed i Fisici le figure chiave che, per la propria formazione e forma mentis, sono naturalmente coinvolti in processi intellettuali orientati all’innovazione per la mitigazione o risoluzione di problematiche, in questo caso ambientali.
Non è un caso che la Federazione Nazionale dei Chimici e dei Fisici abbia scelto per il XIX Congresso Nazionale tenutosi a Verona a Novembre 2021 il titolo di “IN-NOVA-RE”, un Congresso che si è rivelato ricco di contenuti inediti, idee e progetti che guardano al futuro, temi e strumenti capaci di supportare l’innovazione ed il cambiamento necessari.
Ma innovazione può essere anche lungimirante imitazione, da qui ad esempio l’utilizzo di sostanze natural-identiche utilizzate in campo alimentare, cosmetico, ecc. Ne sono un esempio gli aromi natural-identici, di origine artificiale ma con la struttura chimica identica ad aromi naturali. In questo caso, la lavorazione in laboratori permette costi più bassi rispetto all’estrazione delle sostanze aromatiche ma può garantire caratteristiche identiche ai gusti naturali. Oltre al fattore economico, questa categoria ha dei vantaggi anche per l’aspetto organolettico: ha tempi di conservazioni più lunghi e si possono fare leggere modifiche di composizione al fine di rendere l’aroma finale più gradevole.
Dobbiamo chiederci infine: quanto è efficiente l’innovazione? Esistono dei parametri per quantificare l’impatto dei prodotti o dei cicli produttivi, e quindi stabilire quanto un’innovazione è effettivamente tale. L’indice RTA (Rendimento Tecnologico Aziendale) fa rifermento tra l’altro ai concetti presenti nelle varie norme UNI CEN sull’Innovation Management, dove si parla per esempio di “orientamento all’innovazione” o di “gestione della creatività”.
Una riflessione si impone sui concetti di “impatto zero” o “rifiuti zero” che spesso sentiamo nominare, è bene chiarire ancora una volta che si tratta di traguardi non raggiungibili, spesso fuorvianti. Ogni ciclo produttivo anche il più “green” genera un impatto sull’ambiente e/o produce rifiuti. Quello che possiamo fare è cercare di mitigare tale impatto scegliendo inquinanti facilmente trattabili oppure producendo rifiuti possibilmente riutilizzabili.
Grazie agli ultimi sviluppi tecnologici si può immaginare un nuovo modo di realizzare un’economia circolare che effettivamente non solo si ispira alla Natura, ma che partendo da essa possa sviluppare un “nuovo modello” di Natura.
Dott.ssa Chim. Francesca Piccioli