Durante l’ultimo decennio l’ ”onda verde” ha investito anche il mondo della cosmetica.
Una rivoluzione partita dal basso, ossia dai prodotti di mass market, che hanno iniziato un processo di cleanizzazione certificando le formulazioni (standard cosmos, icea) oppure seguendo le indicazioni del celeberrimo bio-dizionario, fino ad arrivare ai brand del lusso, che hanno definito precisi standard interni nel contesto dell’inevitabile virata verso l’eco-sostenibilità.

Al netto delle scelte di partito, stiamo assistendo ad un vero e proprio cambio radicale nell’ingredientistica cosmetica, che corrisponde in alcuni casi ad un vero e proprio “back to ’70s”, per portare i formulati ad una maggiore sostenibilità ambientale e dermocompatibilità, a volte a discapito delle performance del prodotto.
Vediamo sinteticamente le categorie cosmetiche più discusse.

 

Siliconi
Essenzialmente a causa della loro scarsa biodegradabilità, la categoria dei siliconi è stata la prima ad entrare in discussione. I candidati ottimale per la loro sostituzione solo gli alcani a catena corta (undecane, C 12-13 alkane) preferibilmente di origine vegetale. In alcune applicazioni (tricologico e make UP), grazie al tocco leggero e setoso sono ad oggi ancora insostituibili.

Oli minerali
Paraffina e oli minerali godono di una pessima reputazione sul consumatore, per le loro caratteristiche di occlusività cutanea e scarsa biodegradabilità.

Derivati della palma
L’olio di palma è considerato il petrolio della cosmetica, base di partenza per numerosi derivati.

Lauril etere solfato
A torto considerato dal popolo web dannoso per la salute, il lauril etere solfato è il tensioattivo primario più largamente utilizzato nei prodotti di detergenza (bagni schiuma/shampoo). E’ reperibile sia vegetale sia sintetico (con minore biodegradabilità).
L’approccio formulativo più moderno opta per soluzioni meno schiumogeniche, per esempio a base amminoacidica.

Acrilati e microplastiche
Ampiamenti utilizzati come stabilizzanti, sospendenti e gelificanti, sono polimeri a base acrilata. La loro sostituzione è tecnicamente delicata e di fatto non ancora perfezionata. La proposta di materie prime alternative passa da gomme a base naturale (cellulose) a farine di cereali (carrube).

 

Sempre maggiormente le aziende produttrici e distributrici di cosmetici e materie prime per il mercato cosmetico si stanno spostando verso un impegno di sostenibilità ambientale (ed etica) a livello corporate, e non semplicemente a livello della formula o del prodotto, utilizzando sistemi di certificazione e strumenti via via più scientifici per misurare i propri impatti.
Auspicabilmente, il livello culturale e professionale crescerà mettendo nelle condizioni i players di affrontare in modo più consapevole e scientifico tematiche che, ancora oggi, sono spesso più guidati dalle mode o da “ipse dixit” di rete di scarso valore scientifico (green washing).

 

 

Dott. Chim. Primo Tortini