La scienza è un universo molto affascinante per i grandi, ma spesso lo è altrettanto per i bambini, che da questo Settembre hanno ripreso a frequentare la scuola anche in presenza. Sfruttando alcuni semplici esperimenti scientifici, l’osservazione diventa più facile e la scoperta del mondo più entusiasmante.
Se riproposti nel modo giusto, è dunque possibile insegnare alcuni concetti di fisica e chimica a partire dal gioco.
Quando i “piccoli scienziati” sono in età prescolare, non è per forza necessario accompagnare la teoria all’osservazione: ci si limita alla meraviglia della scoperta, come accade spesso in certi… compleanni! Tanti genitori ad oggi decidono infatti di regalare ai loro figli un evento a tema “chimica”: feste dedicate ai bambini che assistono rapiti agli esperimenti scientifici proposti. Ai loro occhi, un palloncino gonfiato grazie alla reazione di aceto e bicarbonato o un uovo sodo risucchiato all’interno di una bottiglia dove è appena bruciato un pezzetto di carta… appare come autentica magia.
In più, visto che la chimica e le discipline scientifiche (le cosiddette STEM) sono cruciali in molte delle professioni del futuro, è un vantaggio per i bambini familiarizzarci quanto prima. Anche perché nella vita quotidiana di ognuno di noi i meccanismi del cervello fanno continuo riferimento a numeri, addizioni, sottrazioni e algoritmi. Ecco spiegato il motivo del consiglio di molti psicologi di iniziare a parlare di numeri e di quantità quando i bambini sono ancora molto piccoli.
L’inclinazione verso il pensiero matematico-scientifico, del resto, è naturale: diversi studi dimostrano che già il neonato ha delle aspettative aritmetiche. È stato verificato come i neonati siano in grado di riconoscere, fin da quando riescono a mantenere il controllo del senso della vista, un piccolo numero di oggetti che gli viene presentato a livello visivo.
Come anticipato, l’avvicinamento alle discipline scientifiche per i più piccoli può essere realizzato tramite il divertimento. Si possono scegliere giochi, libri, contenuti e attività nel tempo libero che aiutino ad apprendere abilità logiche e visuo-spaziali. Un approccio “iniziale” che andrebbe diffuso e incoraggiato perché, se ad esempio si esamina l’insegnamento della chimica nella scuola superiore a livello internazionale, emerge un quadro sconfortante.
In Italia è stato evidenziato un basso livello di conoscenze scientifiche fra i quindicenni, dato dimostrato anche dal calo delle “vocazioni scientifiche” in termini di scelta di percorso di istruzione superiore. Per quanto riguarda la chimica, si ritiene che una delle ragioni della sua scarsa popolarità risieda in un approccio didattico eccessivamente orientato all’acquisizione dei contenuti, a scapito della trattazione delle applicazioni pratiche e delle implicazioni tecniche e sanitarie degli argomenti affrontati.
Altro punto critico è rappresentato dal contesto in cui si insegna chimica, una disciplina che merita di essere presentata anche nelle sue intime connessioni con la tecnologia e le dinamiche economiche e sociali globali e locali. Le indicazioni scolastiche italiane vanno in questa direzione, ma tale approccio è ben lungi dall’essere applicato sistematicamente nelle nostre aule. Troppo spesso poi, la materia viene trasmessa da insegnanti laureati in altre discipline diverse dalla chimica e alla fine il danno non è solo per gli alunni e per la società, ma per la scuola stessa, che perderebbe col tempo il proprio significato e il proprio slancio nelle così dette “scienze dure”.
Anche il background familiare è uno dei fattori più importanti, perché si ripercuote in modo rilevante sulla percezione degli insegnanti e sulle attività scolastiche da parte degli studenti.
Per concludere, oltre a un primo apprendimento ludico-creativo, lasciato alla fantasia dei genitori, per la chimica è auspicabile un rinnovo dell’insegnamento negli Istituti di istruzione superiore, anche alla luce di un monte ore settimanale ridotto che impone una rigorosa selezione dei contenuti.