In Antartide il 9 febbraio si è misurata una temperatura di quasi 21 gradi, una temperatura che mette in pericolo la vita dei pinguini. Così volontari di Greenpeace in tutto il mondo hanno installato sculture di ghiaccio a forma di pinguino per rammentarci la minaccia dei cambiamenti climatici per la vita di questi animali. Il numero dei pinguini su alcune isole antartiche occidentali è diminuito di quasi il 70% rispetto agli anni 70. Diversi fattori possono avere un ruolo, ma tutte le prove acquisite e scientificamente convalidate indicano il primo responsabile nei cambiamenti climatici. Serve un accordo fra tutti i Paesi per salvare il nostro Pianeta; solo così animali come i pinguini potranno salvarsi da un lato per i rimedi introdotti e dall’altro per la possibilitá di adattarsi alle condizioni climatiche in rapida evoluzione.

L’ambientalismo d’innanzi a queste realtá non è più un’espressione “radical chic”, ma un’esigenza. In un decennio alcuni nodi sono venuti al pettine. Il riscaldamento globale, la febbre del nostro Pianeta sono usciti dalle discussioni accademiche e dei tecnici che affiancano i politici per divenire concreti e visibili aspetti della nostra vita di tutti i giorni. I valori annui medi delle temperature in 60 anni sono cresciuti di quasi 3 gradi.

La lentezza con cui procede la sostituzione del fossile col rinnovabile, l’accresciuto consumo mondiale di energia, la giusta aspirazione dei Paesi in via di sviluppo a ripercorrere la strada dei grandi Paesi industrializzati all’inizio della loro corsa incuranti degli aspetti ambientali, sono stati il coacervo che ha portato a questa realtà. Per contrastarla scienziati e politici devono realizzare un’alleanza virtuosa, i primi suggerendo, i secondi imponendo scelte capaci di invertire gli attuali andamenti.

Compito della scienza, della chimica in particolare, quello di fornire una descrizione accurata (accuratezza è la caratteristica che approssima un dato, un modello, una teoria alla verità) della realtà materiale e dei suoi possibili sviluppi.

Poi il politico, il buon politico, non può prescindere dalla conoscenza scientifica, ben diversa dal concetto di informazione: comunicarla è ben diverso da trasmettere conoscenza. Questo non significa che non esistano problemi politici e che le uniche risposte ai problemi siano tecniche. Delegare completamente a queste significherebbe un domani delegare alle intelligenze artificiali, a modelli informatici o statistici. Superata l’idea baconiana della scienza capace di dominare la natura, oggi la visione è quella della interazione fra uomo e natura: in questa direzione il Chimico può e deve fare molto, essendo con la sua disciplina, scienza delle trasformazioni, in grado di valutare gli aspetti virtuosi e viziosi di questa interazione.

Come hanno scritto Armaroli e Balzani, la Terra è come un’astronave che si muove nello spazio. Siamo tutti sull’astronave e tutti obbligati a renderne il viaggio più sicuro possibile. E sicurezza vuol dire salute, alimentazione sana e soprattutto ambiente pulito visto che poi da esso dipendono gli altri due elementi. La chimica è in primo piano nell’inviduazione e nella modifica delle risorse materiali del pianeta Terra. La situazione che si è creata a seguito dei cambiamenti climatici era stata prevista sin dagli anni Settanta del secolo scorso.

L’intera umanità deve essere coinvolta riducendo consumi ed abusi, mitigando l’impatto sulla biosfera, rinunciando per quanto più possibile all’impiego di molecole di sintesi non metabolizzabili dal sistema. L’uso delle energie rinnovabili e del riciclo dei materiali può mitigare lo stato delle cose,ma nessuna misura solamente tecnica può servire completamente, se non cambia il modo di consumare, produrre e riprodurre. Da qui il rapporto con la società civile. Difficile però trasferire alcune di queste conoscenze al cittadino per metterlo in grado di interagire con l’ambiente in modo corretto. Il discorso ci porta lontano, all’analfabetismo chimico da cui non riusciamo ad uscire, con il risultato di oscillare fra il nozionismo e l’ambientalismo ideologico. La scuola deve essere la grande alleata per costruire una cultura chimica nel Paese, in assenza della quale della Chimica non si vedrà mai la faccia buona, e dei suoi due volti che già la penalizzano emergerá solo quello brutto.

 

 

Dott. Chim. Luigi Campanella